UNA ULTERIORE INADEMPIENZA DELLA REGIONE LASCIA FUORI I LAVORATORI DELLA FORMAZIONE DA CIG E FONDO DI GARANZIA
Dopo che le varie inadempienze della Regione Siciliana hanno portato al licenziamento di più di duemila operatori della Formazione, ai quali si potrebbero aggiungere presto quelli dell’ODA di Catania e dell’ANFE Regionale, alla mancata retribuzione degli operatori che da moltissimi mesi denunciano, inascoltati, questa situazione, arriva l’ulteriore danno e beffa per questi stessi operatori: prima non retribuiti, poi licenziati o sospesi ed adesso privati, ancora una volta dalla stessa amministrazione regionale che doveva tutelarli, anche della possibilità di un minimo sostegno al reddito.
Stiamo parlando della possibilità di accesso alla Cassa integrazione in deroga, l’unica concedibile a questo settore; tanto che anche il famoso Fondo di Garanzia dei lavoratori della Formazione Professionale lega il suo intervento alla concessione degli ammortizzatori in deroga. Quindi se non viene concessa la prima non può attivarsi neanche la seconda.
La vicenda risale ai primi mesi del 2014, quando molti enti di formazione, constatata l’incapacità della giunta Crocetta nell’attivare i percorsi formativi obbligatori del Piano Regionale, al fine di tutelare i propri lavoratori, hanno presentano per questi istanza di accesso alla CIG in deroga, presso i Centri per l’Impiego territorialmente competenti.
Questi ricevute le istanze, che chiaramente manifestano carattere di urgenza e di sopravvivenza alimentare per i lavoratori interessati già da ritardi endemici nella percezione degli stipendi (dai 9 ai 24 mesi com’è noto), hanno dato riscontro dopo sei mesi ed a volte otto o nove mesi.
E fin qui, nella elefantiasi gattopardesca della burocrazia regionale siciliana, non sarebbe una notizia eclatante se non fosse che ad agosto 2014, un decreto interministeriale detta nuove regole per l’accesso alla Cassa integrazione in deroga. Regole che, essendo molto più stringenti, di fatto negano l’accesso della maggior parte degli operatori a questa forma di sostegno al reddito.
Cosicché la Regione Siciliana tra Ottobre e Dicembre 2014, erroneamente ed ancora più restrittivamente interpretando, convoca i tavoli per siglare gli accordi, limitando però l’accesso ai benefici della CIGd fino al 31 Luglio dello stesso anno.Trascurando del tutto che le richieste degli enti erano state inoltrate nei primi mesi del 2014 e per l’intero anno.
Orbene, le nuove regole, come esplicitato da una circolare esplicativa dello stesso decreto interministeriale, sarebbero dovute essere applicabili, solo agli accordi siglati dopo il 20 agosto 2014, facendo così rientrare tutte le richieste effettuate fino a tale data, se solo gli uffici dei CPI avessero convocato in tempo le parti per siglare gli accordi (invece, hanno iniziato le procedure con colpevole ritardo, cioè anche dopo nove mesi dalla richiesta, in palese violazione sia del buon senso che della ragionevole durata del procedimento amministrativo).
Pertanto, l’inadempienza che sta a monte delle richieste ha causato un enorme danno ai lavoratori che, incolpevoli, attendevano gli esiti delle richieste da mesi; ed inoltre, come accennato l’ormai celeberrimo ed insufficiente fondo di Garanzia svuotato dal 2011 del suo stesso significato letterale, non può essere attivato se non dopo l’accesso alla CIGd.
Per riepilogare: duemila lavoratori licenziati e/o sospesi per mancanza di attività degli enti di provenienza (spesso definanziati illegittimamente), garanzie occupazionali inefficaci ed inefficienti, mobilità orizzontale che non può funzionare data la contrazione dell’attività formativa regionale e mancato accesso alla CIGD ed al Fondo di Garanzia. Questo è il risultato della Rivoluzione crocettiana che sta soccombendo, insieme ai lavoratori della Formazione.
Auspichiamo che la Regione Siciliana si renda conto dei danni provocati dai suoi ritardi e dalle sue inadempienza e si attivi fattivamente e con provvedimenti “legittimi” per ristabilire un minimo di legalità e di giustizia sociale per questi lavoratori, che piuttosto che privilegiati (come dipinti all’opinione pubblica dal governo regionale) sono figli di un dio minore lasciati senza tutele e senza reddito come se non esistessero.
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