Alla fine il morto c’è scappato. Le parole di pietà e di cordoglio rischiano di essere ipocrite e ovvie.
Il solo modo di onorare la memoria del collega scomparso è individuare le responsabilità di coloro che in questi anni hanno prodotto questa orribile macelleria sociale nel settore della formazione professionale.
La rabbia è straripante.
Bisogna cambiare senza se e senza ma.
Mettendo in atto fatti concreti cominciando a liberare i lavoratori da questa macchina infernale che ha prodotto ruberie debiti e povertà.
Basta utilizzare i lavoratori della formazione professionale come scudi umani per accaparrarsi milioni e privilegi.
Certamente auspichiamo che la magistratura continui a fare chiarezza, tenendo conto che è tutto il sistema di cui la Formazione è solo la punta dell’iceberg, la più visibile, da “giustizializzare”.
Le difficoltà del sistema non possono scaricarsi solo sui gestori degli enti, ma vanno seguite e chiarite tutte le dinamiche che vanno dall’approvazione dei bandi che determinano criteri e modalità, dalla valutazione dei progetti formativi, al sistema dei controlli amministrativi.
Chi svolge questa importante opera di giustizia si adoperi anche per porre in rilievo che spesso certi criteri fissati dall’amministrazione regionale mettono i gestori in condizione di operare una scelta tra due alternative: o non continuare ad erogare la formazione; o tentare di eludere queste disposizioni inique.
Per non parlare poi sia dei criteri seguiti dalla valutazione dei progetti che attribuiscono a questo o a quell’ente le risorse sulla base di valutazioni “discrezionali” sia dei successivi controlli sulla gestione delle stesse.
Non ne possiamo più di un settore dove immunità e privilegi fanno il paio con la disperazione di migliaia di lavoratori.
Data la situazione rappresentata auspichiamo che il governo regionale e tutte le istituzioni interessate si adoperino per mettere immediatamente fine a questa vergogna che producesolo rabbia disperazione e morte.
Nessun commento:
Posta un commento