La crisi Cefop ha aperto una serie di questioni importanti che vanno chiarite non solo per il Presente, ma anche, e soprattutto, per il futuro con valenza e significati che vanno oltre la specifica vicenda.
Una premessa tuttavia è necessaria: la questione non può diventare una lite fra opposte Tifoserie, cioè tra coloro che sono per il definanziamento dell’ente e chi non lo reputa né conseguente nè automatica.
Nè ci si può nascondere dietro il dito come il problema appartenesse alla sfera delle questioni tecniche e, dunque, di esclusiva competenza della burocrazia regionale.
Dovrebbe essere cosi ma non è cosi e non è stato cosi.
Per quanto ci riguarda, nell’interesse dei lavoratori, gli enti inadempienti non possono garantire nè buone proposte formative nè i diritti dei lavoratori dunque vanno sottoposti a procedura di definanziamento.
Ma quali sono gli enti inadempienti?
Solo i soggetti che non hanno il Durc cioè, semplificando, che non hanno le contribuzioni previdenziali a posto, oppure anche coloro che non garantiscono le retribuzioni dei lavoratori?
Noi riteniamo entrambi.
Come può considerarsi virtuoso, infatti, un ente che, pur avendo il Durc, non paga da mesi gli stipendi?
La mancata attestazione del Durc, il non pagamento delle retribuzioni attestano entrambi, infatti, un malessere, una condizione economica e finanziaria difficile quanto precaria dunque vanno valutate con altrettanto attenzione.
Ma il rigore o si applica per tutti oppure tanto vale evitare di fare brutte figure.
Ovviamente esistono specificità che vanno valutate singolarmente non vorremmo infatti che dopo tanto lassismo si passi ad un furore ordinatorio che rischierebbe di fare tanti danni quanto la condizione precedente.
Ma soprattutto se l’ente non ha il Durc si bloccano per mesi i pagamenti dei lavoratori?
Si ricorre necessariamente a procedure straordinarie di erogazione oppure occorre individuare strumenti normativi ordinari di garanzia dei lavoratori ?
E’ un paradosso, infatti, che il Durc che è stato pensato dal legislatore anche e sopratutto a garanzia si trasformi in un uno strumento contro i lavoratori.
Dunque le questioni sono complesse e vanno approfondite con rigore ma anche con la necessaria consapevolezza che talune decisioni attraversano le vite di donne e uomini che vivono una condizione di disagio e di sofferenza.
Arenare una delibera per settimane nei meandri dell’Amministrazione Regionale, farla diventare l’ennesima occasione di scontro politico non dà certo prova di una buona amministrazione nè di consapevolezza dei bisogni dei lavoratori.
ANZI E’ UNA VERA VERGOGNA !
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